lunedì 19 settembre 2016

Lo stretto del lupo di Oliver Truc

 
L’estremo nord scandinavo. La lapponia norvegese. Laddove Norvegia, Svezia e Finlandia si incontrano con confini artificiali e distanze infinite. Terra di bellezze disarmanti. Ove d’estate il sole non tramonta mai. Strade che come tratti di matita solcano panni verdi. Cascatelle e torrenti nati dallo sciogliere dei ghiacci fanno da cornice, e luoghi ove camminare estasiati.
Verso ovest l’oceano, e sulle coste norvegesi alcuni insediamenti e villaggi. O città laddove la principale fonte di ricchezza non è più la pesca, ma il petrolio ed il gas.
Hammerfest, è in questa città, la più settentrionale del mondo, che è ambientato il bel noir di Oliver Truc, intitolato lo “Stretto del Lupo”, edito da Marsilio nella collana farfalle. Questo libro dell’autore francese, collaboratore di Le Monde Diplomatique, è il secondo che ha come protagonista l’ispettore della polizia delle renne Klemet Nango, e la sua collega Nina Nansen.
Ottimo racconto in cui lo stridente contrasto tra cultura lappone e modus agendi “norvegese euro-atlantico” si palesa attraverso una difficile coesistenza tra l’allevamento non stanziale di renne e gli interessi legati al mondo dell’estrazione di idrocarburi.
Pagine intense mediante cui siamo trasportati in questi territori carichi di leggende e rituali, in cui i personaggi sono espressioni di culture, punti di vista e prospettive articolate e differenti, in una approfondita narrazione delle peculiarità e dei caratteri del “grande nord”, degli interessi e dei rischi che caratterizzano questo area.
Un libro che ha come fille rouge un tema tremendamente attuale: la difficile convivenza tra sviluppo e sostenibilità, tra salvaguardia di culture, biodiversità e paesaggi ed innovazione.
Una storia da leggere e posti da scoprire

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